Roberto Longhi, La pittura umbra della prima metà del Trecento nelle dispense redatte da Mina Gregori del corso 1953-54, in ‘Paragone Arte’, XXIV, 1973, 281-283.
Roberto Longhi, Un dossale italiano a St.Jean-cap-Ferrat, in “Paragone”, XII, 1961, 141, pp.11-19.
Millard Meiss, Refelctions of Assisi: a Tabernacle and the Cesi Master, in Scritti di storia dell’arte in onore di Mario Salmi, Roma 1962, II, pp.79-114
Bruno Toscano, La fortuna della pittura umbra e il silenzio sui primitivi, in ‘Paragone Arte’, XVII, 1966, 193, pp. 3-32
Giovanni Previtali, Due lezioni sulla scultura umbra del Trecento. L’Umbria alla sinistra del Tevere, in ‘Prospettiva’, 1984, pp. 30-35.
Giovanni Previtali, Tra Spoleto e L’Aquila: il Maestro della Madonna del Duomo di Spoleto e quello del Crocifisso di Visso, in ‘Prospettiva’, 1986, pp. 9-15.
Arte in Valnerina e nello Spoletino. Emergenza e tutela permanente, catalogo della mostra di Spoleto, Roma 1983.
Romano Cordella, Un sodalizio tra Bartolomeo di Tommaso, Nicola da Siena, Andrea Delitio, in ‘Paragone’, XXXVIII, 1987, 451, pp. 89-122.
Alessandro Delpriori, La scuola di Spoleto: immagini dipinte e scolpite tra Valle Umbra e Valnerina, Perugia 2015.
Andrea De Marchi, Gentile da Fabriano. Un viaggio nella pittura italiana alla fine del gotico, Milano 1992.
Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, catalogo della mostra di Fabriano a cura di L. Laureati e L. Mochi Onori, Milano 2006.
Andrea De Marchi, Gentile e la sua bottega, in Gentile da Fabriano. Studi e ricerche, a cura di A. De Marchi, L. Laureati, L. Mochi Onori, Milano 2006,pp. 9-53.
Il Quattrocento a Camerino. Luce e prospettiva nel cuore della Marca, catalogo della mostra, a cura di A. De Marchi e M. Giannatiempo López, Milano 2002.
Pittori a Camerino nel Quattrocento, a cura di A. De Marchi, Milano 2002.
Matteo Mazzalupi, Giovanni Angelo d’Antonio 1452: un punto fermo per la pittura rinascimentale a Camerino, in ‘Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna’, VIII, 2003, 10, pp. 25-32
Matteo Mazzalupi, Il beato Tommaso da Tolentino, un polittico disperso e la cronologia di Boccati, in ‘Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna’, IX-X, 2004-2005, 11, pp. 27-37.
Matteo Mazzalupi, Novità sui viaggi dei pittori camerinesi, tra Padova e Roma, in “Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna”, XIX, 2014, 20, pp. 5-18.
Andrea De Marchi, Centralità di Padova: alcuni esempi di interferenza tra scultura e pittura nell’area adriatica alla metà del Quattrocento, in Quattrocento adriatico. Fifteenth-Century Art of the Adriatic Rim (Villa Spelman Colloquia, 5), atti del convegno di Villa Spelman (Firenze 1994) a cura di Ch.Dempsey, Bologna 1996, pp.57-79.
Andrea De Marchi – Tiziana Franco, Il gotico internazionale. Da Nicolò di Pietro a Michele Giambono, in Pittura veneta nelle Marche, a cura di V. Curzi, Verona, pp. 52-85.
Pittori ad Ancona nel Quattrocento, a cura di A. De Marchi, M. Mazzalupi, Milano 2008.
Il Patrimonio artistico in Italia centrale dopo il sisma del 2016, “Predella”, n. 12, 2016
Alessandro Delpriori, The earthquake in Amatrice, Norcia and Marche: a cultural emergency, in “The Burlington Magazine”, CLIX, 2017, 1368, p. 183.
Obiettivi Formativi
Il corso intende analizzare alcuni casi di studio relativi all’importanza del contesto originale per la comprensione dell’opera d’arte. L’ambito scelto per tali esemplificazioni è quello della produzione artistica fra Umbria e Marche, tra sec. XII e XV. Questo territorio, che nel Medioevo aveva come centro Spoleto, è particolarmente interessante come regione di incontro fra tradizioni culturali diverse, all’intersezione fra Italia tirrenica e Italia adriatica, nel cuore dell’Appennino. Il sisma recente ha riproposto in maniera drammatica il problema della tutela del patrimonio minore e diffuso. Per salvaguardarlo è necessario avviare studi e ricerche che ricostruiscano i contesti originali di provenienza e cerchiano di capire quanto la specificità dei luoghi abbia condizionato le creazioni artistiche.
Prerequisiti
Si richiede la conoscenza di nozioni fondamentali di Storia dell’arte medioevale, quali quelle fornite dall’insegnamento di base nel triennio.
Metodi Didattici
L’insegnamento è basato su lezioni frontali. Durante le lezioni saranno proiettate immagini e discussi documenti.
Altre Informazioni
Il docente riceve gli studenti nel suo studio in via Gino Capponi 9 tutti i mercoledì dalle ore 13 alle 19.
Modalità di verifica apprendimento
La verifica dell’apprendimento avviene mediante esame orale. L’esame si basa sulla discussione di problemi interpretativi a partire da immagini presentate a lezione.
Programma del corso
Walter Benjamin (1936) aveva teorizzato che con la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte questa sarebbe scesa dal suo piedistallo, sarebbe uscita dal chiuso di una percezione elitaria, per divenire “fuori dall’aura” patrimonio democraticamente condiviso, dove la differenza tra originale e multiplo non sarebbe più stata rilevante. La proliferazione diluviale di immagini di opere d’arte, immediatamente attingibili sul web, sta mutando i nostri comportamenti e rischia però di indurre una sorta di anestetizzazione di massa, dove si smarriscono il valore dell’esperienza diretta e la comprensione della specificità dell’opera d’arte, come prodotto unico e irripetibile di una determinata congiuntura storica e geografica, di una precisa costellazione culturale.
Il ruolo della storia dell’arte è oggi più che mai quello di educare tali comportamenti, di aiutare a recuperare l’etimo delle opere d’arte, quel senso che risiede nella ricontestualizzazione almeno mentale nello scenario – materiale, visivo, spaziale, funzionale, spirituale, ideologico – che le ha generate. Questo recupero di senso può allora configurarsi come un risarcimento dell’“aura” infranta nell’era della riproducibilità delle opere d’arte. Un’“aura” intesa non come isolamento romantico, come una campana di vetro, ma al contrario come consapevolezza della specificità irripetibile dell’opera, come reimmersione in quella polifonia, fuori dalla quale l’opera è atona. L’obiettivo deve essere quello di ‘sporcarla’ nello scenario frastagliato e accidentale, per noi spesso ricostruibile solo a posteriori, interrogando i manufatti e i documenti, in cui assumeva senso e ancora può assumere un altro valore, quello per cui è stata creata.
Gli studi degli ultimi decenni sempre di più tendono a ricostruire i contesti perduti o manomessi, a risalire dall’opera smembrata e musealizzata al contesto originale. Anche nella museografia si parla sempre di più di tentativi di restituzione dei contesti, laddove questi sopravvivano e siano ancora leggibili ed apprezzabili.
La ferita immane inferta dal sisma che ha colpito nel 2016 il centro Italia e in particolare una vasta plaga fra Umbria e Marche, fra valle del Nera e valle del Chienti, aiuta a riflettere sull’importanza di preservare i contesti monumentali originali e almeno con gli studi riportare idealmente le opere d’arte nei loro luoghi. Tanto più nel momento in cui, di fronte ad eventi così traumatici, rischiamo di perdere tali contesti monumentali per sempre.
Il tema del corso vuole essere una testimonianza civile, in soccorso alle zone colpite. E al contempo offrire degli esempi di studio applicati ad una regione assai interessante, in quanto zona di frontiera fra tradizioni diverse, là dove le due Italie di cui parlava Ferdinand Braudel, l’Italia tirrenica e l’Italia adriatica, si confrontano e si meticciano.
I casi affrontati spazieranno dal sec. XII al sec. XV e mireranno ad illustrare la specificità di una produzione figurativa, in rapporto alla cultura di quei luoghi, che nel medioevo avevano come ‘capitale’ Spoleto, già centro di uno dei due ducati della Langobardia minor. Sullo sfondo emergerà il ruolo svolto comunque dai centri di irradiazione di cultura innovativa, come la basilica di Assisi verso l’anno 1300, ovvero la capillare penetrazione della cultura internazionale verso l’anno 1400, ovvero l’attrazione irresistibile verso Firenze e poi verso Padova nel corso del Quattrocento. La dialettica fra centro e periferia, fra registri alti e bassi, sarà dunque una delle problematiche affrontate attraverso l’indagine di realtà molto particolari, da cui si possono trarre esempi di metodo validi in tante altre situazioni.
Il corso sarà coronato da un viaggio di studio a Spoleto e nelle Marche, in occasione anche della mostra Capolavori del Trecento umbro. Dall'esperienza giottesca di Assisi alla scuola del ducato di Spoleto, che avrà luogo nella primavera del 2018 a Spoleto, Trevi e Montefalco.
Argomenti delle lezioni:
1. Il sisma del 2016: quale futuro per il patrimonio diffuso?
2. Il contesto come valore aggiunto: alcuni esempi
3. L’organizzazione degli spazi ecclesiali e gli arredi: croci, tramezzi, ‘trasanne’, travi, cibori
4. Tavole dipinte e sculture policrome: forma e funzione in un genere specifico dell’Umbria alla sinistra del Tevere
5. Il Planctus e la Depositio Christi: fra laude, gruppi scultorei e affreschi
6. “Ad excitandum devotionem”: le immagini al servizio della fede.
7. Lo spazio delle monache: il modello di Santa Chiara ad Assisi
8. Affreschi in situ, esercizi di lettura, a partire dal cappellone di San Nicola a Tolentino
9. Un caso esemplare nel ducato spoletino: parabola del Maestro di Cesi
10. Irradiazione della cultura di Assisi anno 1300
11. Italia tirrenica e Italia adriatica: problemi maggiori di geografia artistica
12. La propagazione della cultura veneziana lungo l’Adriatico, l’esportazione delle tavole dipinte e delle sculture lignee
13. La penetrazione contrastata dei modelli internazionali verso il 1400, il polittico di Valleromita e palazzo Trinci a Foligno
14. Origini di Gentile da Fabriano e dei Salimbeni
15. Arcangelo di Cola da Camerino a Firenze (1420), Pietro di Domenico da Montepulciano a Napoli (1420), Nicola di Ulisse da Siena a Norcia (1442)
16. Giovanni Angelo di Antonio e Giovanni di Piermatteo Bocccati, pittori di Camerino tra Firenze e Padova.
17. Radici appenniniche di Piero della Francesca: non solo Urbino.
18. Le corti e gli eremi, i mercanti e i migranti: divagazioni intorno a Foligno, Norcia, Camerino, Fabriano e Urbino