'La sacra conversazione: preistoria di un genere ex post facto'
Nel contesto di una riflessione sulla nascita, in epoca moderna, del titolo dell’opera d’arte, il corso intende approfondire la 'preistoria' del genere dalla Sacra Conversazione, 'invenzione', per equivoco semantico, della storiografia ottocentesca. In particolare indagherà un filone sinora trascurato di tale preistoria, filone legato alle prassi devozionali promosse dai Gesuiti tra Sei e Settecento, specie a Firenze.
R. Goffen, Nostra Conversatio in Caelis Est: Observations on the Sacra Conversazione in the Trecento, "The Art Bulletin", 61/2 (1979), pp. 198-222
H. Stein-Kecks "Santa (sacra) Conversazione". Viele Bolder. ein Begriff und keine Definition, "Bedeutung in den Bildern" (2002), pp. 413-442
Una bibliografia più completa sarà fornita durante il corso.
Obiettivi Formativi
Trasmettere conoscenza dell'intricata e in parte ancora poco nota genesi di uno dei principali generici della pittura rinascimentale italiana e in tal modo formare una consapevolezza critica della complessità semantica dei generi artistici in generale, nonché dei titoli delle opere d'arte.
Prerequisiti
Conoscenze di base della storia dell'arte italiana del tardo medioevo e del Rinascimento e relativa letteratura artistica.
Metodi Didattici
Lezioni frontali
Altre Informazioni
Alcuni dei testi studiati saranno in lingue straniere, quali l'inglese e (in pochi casi) in tedesco. Tuttavia, tali testi saranno ampiamente glossati in aula.
Modalità di verifica apprendimento
Esame orale, con domande sui contrnuti delle lezioni e sulla bibliografia indicata. Ulteriori precisazioni sulle modalità di esame saranno fornite durante il corso.
Programma del corso
'La sacra conversazione: preistoria di un genere ex post facto'
E’ noto ormai come, in riferimento a certe pale italiane rinascimentali raffiguranti la Madonna col Bambino in presenza di più santi, sacra conversazione sia il nome assegnato retrospettivamente ad un genere che, da un punto di vista non tanto formale quanto semantico, fu invenzione dell’Ottocento. Nel 1979 infatti Rona Goffen dimostrò come l’uso dell’espressione in testi storiografici tedeschi e inglesi del periodo comportasse il misconoscimento del significato antico e neotestamentario del concetto, squisitamente spirituale, di conversazione – equivalente a quello di termini quali condotta, comunione o comunità – e della tradizione scritturale e devozionale che ne derivava. Affermando che prima dell’Ottocento le sue occorrenze probabilmente erano state assai rare (quella più antica da lei citata era del 1797), la Goffen propose di collegare il senso più antico di conversazione ad una tradizione pittorica italiana, specie toscana, risalente al Trecento e al pietismo francescano e domenicano, che però all’epoca non veniva identificata con tale nome. In anni più recenti la tesi della Goffen è stata integrata da Heidrun Stein-Kecks (2002) che ha focalizzato la sua attenzione sulla ‘contaminazione’ avvenuta nella letteratura artistica dell’Ottocento tra l’accezione antica e pia di conversazione e quella laica e domestica insita nell’impiego del termine in riferimento a certi ritratti familiari o di gruppo, i cosiddetti conversation-pieces, impiego diffusosi su scala internazionale nel Settecento.
Nel contesto di una più ampia riflessione sulla nascita, in epoca moderna, del titolo dell’opera d’arte, il corso intende approfondire le ricerche delle due studiose, nonché di altri autori, ma soprattutto indagare un filone sinora trascurato dell’intricata ‘preistoria’ del genere e del termine che lo designa, filone legato alle prassi devozionali promosse dai Gesuiti, in particolar modo a Firenze. Fu a Firenze infatti che nel 1640 il gesuita fananese Giandomenico Ottonelli istituì canonicamente, in forma di congregazione, quella devozione alla “Santa conversazione di Gesù, Maria e Giuseppe” da lui promossa, anche altrove, sin dal 1634, ottenendo inoltre la concessione di indulgenze particolari da parte del papa (fiorentino) Urbano VIII, come egli stesso racconta nell’omonimo discorso, edito, sempre a Firenze, nel 1640 e di nuovo nel 1652. La congregazione fiorentina – la seconda fondata da Ottonelli, in quanto preceduta di un anno da quella di Macerata – era ancora esistente nel 1762, quando, secondo Giuseppe Richa (anch’egli gesuita), si radunava nella chiesa di S. Lucia dei Magnoli. Contemporaneamente a Gorizia, sempre presso i Gesuiti, era attiva un’associazione dedicata alla “vita comune (conversatio) di Maria con Giuseppe e Gesù”.
Il fenomeno è di interesse non meramente lessicologico ma anche figurativo. Lo stesso discorso di Ottonelli infatti è corredato di xilografie attestanti come in questa fase storica al termine santa conversazione fosse associata una particolare “Iconologia” della Sacra Famiglia, associazione confermata da molte delle sue (non così rare) occorrenze in inventari di collezioni fiorentine del Settecento, quali quelle Medici, Gaburri, Gondi, Pucci, nonché in testi storiografici secenteschi quali le Notizie de’ professori di disegno di Filippo Baldinucci.