Santa Maria Novella. Dalla fondazione al tardogotico, a cura di Andrea De Marchi (saggi di L. Cinelli, F. Cervini, S. Colucci, A. De Marchi, G. Ravalli, S. Chiodo, D. Liscia), Mandragora, Firenze in c. s. (2015)
Bruno, Stefano e gli altri. Affreschi riscoperti a Santa Maria Novella, a cura di Anna Bisceglia (saggi di A. Bisceglia, S. Vettori, S. Pini, A. De Marchi, M. Merlo, G. Ravalli, A. Padoa Rizzo), Mandragora, Firenze in c. s. (2015)
Gaia Ravalli, Il chiostrino dei Morti a Santa Maria Novella. Un laboratorio per la pittura fiorentina della metà del Trecento, Edifir, Firenze 2015
Marcia B. Hall, The ponte in S. Maria Novella: the problem of the rood screen in Italy, in “The Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, XXXVII, 1974, pp. 157-173
Irene Hueck, La tavola di Duccio e la Compagnia delle Laudi di Santa Maria Novella, in La Maestà di Duccio restaurata, a cura di Anna Maria Petrioli, Centro Di, Firenze 1990, pp. 33-46
Luciano Bellosi, The function of the Rucellai Madonna in the Church of Santa Maria Novella, in Italian Panel Painting of the Duecento and Trecento, atti del convegno (Firenze-Washington 1998), a cura di Victor M. Schmidt, Washington 2002, pp. 147-159
Andrea De Marchi, “Cum dictum opus sit magnum”. Il documento pistoiese del 1274 e l’allestimento trionfale dei tramezzi in Umbria e Toscana fra Due e Trecento, in Medioevo: immagine e memoria, atti del convegno di Parma (23-28 settembre 2008) a cura di A. C. Quintavalle, Electa, Milano 2009, pp.603-621
Obiettivi Formativi
Il corso intende analizzare le vicende decorative della chiesa e del convento domenicano di Santa Maria Novella a Firenze, dalla fondazione all’inizio del sec. XV, come caso esemplare in cui mettere alla prova i metodi di indagine storica e di ricostruzione degli originali contesti architettonici, visivi e liturgici, ora profondamente trasformati.
Prerequisiti
Si richiede la conoscenza di nozioni fondamentali di Storia dell’arte medioevale, quali quelle fornite dall’insegnamento di base nel triennio.
Metodi Didattici
L’insegnamento è basato su lezioni frontali. Durante le lezioni saranno proiettate immagini e discussi documenti. Le lezioni frontali saranno integrate da diverse visite a Santa Maria Novella.
Altre Informazioni
Il docente riceve gli studenti nel suo studio in via Gino Capponi 9 tutti i mercoledì dalle ore 13 alle 19.
Modalità di verifica apprendimento
La verifica dell’apprendimento avviene mediante esame orale. L’esame si basa sulla discussione di problemi interpretativi a partire da immagini presentate a lezione.
Programma del corso
Santa Maria Novella, chiesa principe dell’ordine dei predicatori a Firenze, costituisce un monumento straordinariamente complesso, su cui si sono sedimentate vicende storiche che hanno alterato profondamente l’assetto originario, specialmente nel sec. XVI per l’abolizione del tramezzo in muratura e lo spostamento del coro al fondo della cappella maggiore, per volontà del granduca Cosimo I, sotto la guida di Giorgio Vasari. Nondimeno la chiesa e vari ambienti conventuali (massime il chiostrino dei morti e la sala capitolare nota pure come cappellone degli Spagnoli) conservano ancora un patrimonio grandioso di pitture murali, vetrate, e qualche pala d’altare. Nella cappella Strozzi dedicata a San Tommaso d’Aquino si può ancora apprezzare la simbiosi profonda, nel suo contesto originale, di questi elementi. In altri casi, invece, è necessario operare un paziente lavoro archeologico di rilettura delle tracce superstiti e delle fonti, per restituire almeno idealmente la facies originaria. L’analisi degli affreschi di Duccio nella cappella di San Gregorio, affidata all’inizio ai laudesi, poi in parte obliterati da un ciclo del giottesco bolognese noto come ‘Pseudo-Dalmasio’, dopo il passaggio del patronato ad un ramo della famiglia Bardi nel 1336, sarà oggetto di un esercizio ricostruttivo che dimostri le potenzialità interpretative, ancora in gran parte da sfruttare, di questo tipo di rilievo e di indagine. Negli ultimi anni la scoperta di alcuni affreschi superstiti dietro alle pale d’altare cinquecentesche ha innescato nuove ricerche. Il corso intende presentare una panoramica complessiva delle vicende della basilica e del convento domenicano dalla fondazione nel 1279 fino al primo Quattrocento, approfondendo poi alcuni casi di studio particolari, quali esempi delle problematiche e del metodo di una storia dell’arte impegnata a tutto campo nel risarcimento dei contesti modificati e diminuiti. I ragionamenti sull’uso e sull’articolazione degli spazi, alla luce anche delle consuetudini domenicane, hanno conseguenze rilevanti, ad esempio, nella comprensione corretta di capolavori destinati a Santa Maria Novella, come la Maestà impropriamente nota come Rucellai di Duccio (commissionata nel 1285), ora agli Uffizi, o la Croce monumentale del giovane Giotto. Opere come il polittico dell’Incoronazione di Bernardo Daddi o il paliotto di Jacopo di ser Cambio (1336), ora alla Galleria dell’Accademia, o la Sacra conversazione del giovane Agnolo Gaddi (1375), ora alla Galleria Palatina a Parma, ricollocate nel loro luogo di destinazione originaria aiutano a ricostruire una polifonia di immagini assai più ricca di quanto non si colga d’acchito. Nel corso del Trecento il complesso domenicano ospitò quindi l’attività di pittori come Stefano fiorentino, Andrea Orcagna e il fratello Nardo di Cione, Andrea Bonaiuti, che ne fecero un laboratorio di avanguardia delle tendenze più originali della pittura fiorentina alla metà del secolo. Santa Maria Novella può dunque essere un osservatorio esemplare per inquadrare tanti aspetti problematici dello sviluppo dell’arte a Firenze dalla fine del Duecento ai primordi del Rinascimento. E al tempo stesso una palestra per comprendere l’uso delle immagini da parte di uno degli ordini mendicanti maggiori e intellettualmente più esigente, che nel Trecento aveva ospitato personalità come quelle di Simone Santarelli, Angelo Acciaioli e Jacopo Cavalcanti.